da Repubblica on line del 14 marzo 2011 |
E siamo alla seconda settimana dal Terremoto con Tsunami che ha sconvolto il Giappone. Giorni in cui oltre alla tragedia della natura c'è anche quella dell'onnipotenza dell'uomo (e qui intendo proprio del potere maschile) che ci fa stare col il fiato sospeso in attesa di:"scoppierà il reattore 1, 2, 3? Terranno le capsule o ci ritroveremo con un vulcano radioattivo?"
In tutto questo clima di incertezza, proprio in questi giorni in Italia si ritorna a parlare di nucleare, di energia non inesauribile, di petrolio non inesauribile, dell'acqua di tutti e che si vuole privatizzare.
E sempre più mi chiedo in che mondo sono finita. Ma soprattutto: che mondo mi toccherà lasciare.
Ti mando l'articolo che ho postato in Donne e conoscenza storica (http://donneconoscenzastorica.it), oggi, Ciao Dona
RispondiElimina“ Guerra dal nero volto che hai spianato le rughe dalla fronte “ così recita Riccardo duca di Gloucester, poi Riccardo III, nel celebre monologo d'apertura dell'opera di Shakespeare. Lo dice con rammarico e aspetta di scatenare di nuovo la violenza della guerra perchè è l'unica attività che sa fare. Puntualmente ritornano le guerre, guerre umanitarie, che non puntano più a abbattere imperi ma a difendere popolazioni oppresse. Come dire di sì ? In questo dilemma, dove è sotto gli occhi l'energia maschile, la forza, il coraggio e l'abnegazione va perduta la differenza sessuale. Gli uomini rinunciano a essere definiti eroi. Molti sono contro la guerra in Libia pur di non fare emergere che c'è una differenza. Le donne si schierano e le loro intelligenti ragioni, le loro spinte alla vita, alla difesa della creatività e degli impulsi a conservare l'esistente svaniscono in un luogo indifferenziato.
La presenza femminile ritorna come luogo della vita, della riproduzione e della difesa dei piccoli esseri, ma quasi obbligata a non pensare oltre perchè non ce n'è il tempo quando si è in guerra contro i cataclismi e contro le guerre. C'è quasi una trasposizione di ambiti che fa passare in natura quello che non lo è e fa scolorire le linee che dividono le cose. Ciò che è natura passa nella volontà umana e ciò che è volontà passa quasi in natura. I terremoti sono frutti di disastri ambientali e la guerra è una forza naturale. I corpi che vanno in guerra sono anonimi, già spenti come diversità, sono ordigni di guerra.
Non si capisce più da dove inizia che cosa. E invece è importante ricostruire, riprendere i fili delle matasse che avvolgono la nostra storia. La natura scatena furiosa le sue forze di distruzione intanto. E solo l'opera di difesa e conservazione degli esseri umani risponde scontando, anche, la non sufficiente cura che si è destinata al rapporto con l'ambiente. Ma i maremoti, i terremoti – sappiamo - hanno una storia antichissima che precede l'uso dell'energia nucleare. Degli uomini stanno sacrificando la loro salute affrontando livelli altissimi di radioattività, ma delle bambine e dei bambini stanno cercando di sopravvivere in mezzo a questa confusione nefasta.
Le carte della differenza sessuale possono scompaginarsi in poco tempo in mezzo a questo dissolversi dei contorni che mimano la rete delle nostre idee. Non ci aiutano le donne al potere. Hilary Clinton che ci fa intendere i segni del tempo in cui viviamo, dove le donne emergono, non solo come regine e principesse nella vita pubblica. La chiarezza delle idee non marca il segno femminile. Eppure potrebbe farlo. E' urgente riuscire a parlare come donne. Lasciando però decantare le identità troppo segnate. E' stancante inutile e altrettanto indifferenziante approfittare delle rendite di posizione, fare valere la posizione femminista, l'autorità femminile quando non fa venire fuori il presente e non sa vederlo anche rinunciando al di più di conoscenza, è pura ideologia, e lascia la porta aperta per ritrovarsi meglio nelle letture neutre, profonde e intelligenti delle donne che hanno rinunciato, abdicato al parlare come donne, non sono capaci di fare intendere la differenza femminile. Ma ci sono momenti in cui serve anche questo. Perchè le forze che resistono, giustificano le situazioni catastrofiche in cui stiamo vivendo, e impongono di pensare per tutte e tutti, e di agire di conseguenza. Perchè non è possibile chiamarsi fuori e tutte e tutti avrebbero la possibilità, di parlare per tutte e tutti, mettendosi fuori dal ruolo che occupano.