Da alcuni giorni si è
aperto il Festival di Berlino 2013 e le parole che più ricorrono sui giornali in riferimento
ad esso sono: donna, rosa, lesbica.
Certo, ormai il
marketing si è appropriato di tutto ciò che viene declinato in qualche modo al
femminile.
Diciamocelo pure: una
foto di una bella donna rende accattivante qualunque articolo e non solo quello
dei giornali.
Speravo però qualcosa
in più da Paolo Mereghetti che oltre a essere un buon critico ha da sempre
grande attenzione per i film a regia femminile giudicandoli con quella marcia
in più per cui lo leggo.
Oggi sul Corriere, a
pag. 55, un articolo quieto, senza strombazzamenti e foto glamour.
Quante donne normali a Berlino.
In 50 righe, si parla di attrici (e questo è normale: le attrici
vendono comunque) e di registi (uso il plurale maiestatis ). Nel mezzo finalmente un nome di una regista ...
PIA MARAIS
per un film (“Layla Fourie”), dice il nostro, non proprio eccezionale.
Ovviamente consiglio sempre di non fermarsi mai a un primo giudizio, meglio vedere il film o almeno leggerne qualcosa in più.
PIA MARAIS
per un film (“Layla Fourie”), dice il nostro, non proprio eccezionale.
Ovviamente consiglio sempre di non fermarsi mai a un primo giudizio, meglio vedere il film o almeno leggerne qualcosa in più.
L'articolo di Mereghetti, oltre a non avermi dato niente, mi ha lasciata indifferente.
Però mi ha riproposto la grande questione della presenza femminile nel cinema.
Sulla rete, ma anche nei vari giornali, da quando di è aperta la BERLINALE 2013, un’ondata di articoli più o meno belli, ma tutti corredati da belle foto a colori, inneggiano alla presenza femminile, partendo dalla Giuria, per arrivare al cartellone.
Ora, nei vent’anni e
più in cui mi occupo di registe devo constatare che quando si parla di
donne nel sistema cinema, l’immaginario va alle attrici.
Poi nei critici più seri si arriva a ricordare le miriadi di donne che hanno tenuto alti i livelli delle professioni fondamentali alla realizzazione di un film e che sono generalmente sconosciute (prime le sceneggiatrici ma anche scenografe, soggettiste, per arrivare alle professioni normalizzanti quali la truccatrice, la sarta ecc).
Poi nei critici più seri si arriva a ricordare le miriadi di donne che hanno tenuto alti i livelli delle professioni fondamentali alla realizzazione di un film e che sono generalmente sconosciute (prime le sceneggiatrici ma anche scenografe, soggettiste, per arrivare alle professioni normalizzanti quali la truccatrice, la sarta ecc).
Ecco io vorrei che un
giorno in un qualsiasi festival (Cannes, Berlino,Venezia) o premio (Oscar,
Cesar, Volpi), la presenza delle donne non sia riservata solo (per ragioni di
marketing) alle attrici (utili per accendere un fumoso immaginario) ma
soprattutto alle registe e (ma questo non è il mio campo di interesse) alle
professioniste.
Insomma mi piacerebbe che le foto da far circolare sui giornali
in quelle occasioni fossero più simili a queste ….
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. . . . . . . . . . e ancora ancora ancora!
ALICE GUY BLACHE'
Girò il primo film di fiction nel 1896
Aida Begic |
Carla Vestroni |
Chahal Sabbag |
Debra Granik |
Fanta Regina Nacro |
. . . . . . . . . . e ancora ancora ancora!
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