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“L’occhio delle donne” dizionario biofilmografico delle registe e dei loro film, è stato compilato da me nel 1995. Oggi la rete offre una marea di informazioni su tutto il sapere umano, quindi anche sulle registe. Questo mio piccolo contributo vuole essere un tentativo di sguardo d'insieme sul grande lavoro compiuto e in corso di compimento da parte delle professioniste della macchina da presa. Un lavoro non certo esaustivo ma che cerca di nominare il maggior numero di donne che si sono appassionate alla professione registica.

venerdì 15 aprile 2011

L'OCCHIO DELLE DONNE. 8 - CECILIA MANGINI

CECILIA MANGINI. Regista e fotografa oggi, ieri.

Quest’anno nella 33^ edizione del Festival Film delle Donne di Creteil Parigi, la direttrie Jackie Buet e le sue collaboratrici hanno voluto testimoniare il grande interesse e riconoscimento al lavoro della regista documentarista italiana Cecilia Mangini dedicandole una rassegna la più approfondita finora realizzata in ambito internazionale alla cineasta italiana con l’aggiunta dell’allestimento della mostra fotografica "L'impero dell'immagine. Cecilia Mangini fotografa, 1952-1965".
La regista nata a Mola di Bari nel 1927 ma vissuta a Firenze, nel 2009 è stata insignita con la Medaglia del Presidente della Repubblica con la motivazione: «per aver trasmesso alle generazioni future, attraverso la sua attività di cineasta documentarista, alcune delle più belle immagini dell'Italia degli anni ‘50 e ‘60”
Lei stessa ricorda: “Quando ho iniziato a fare il mio primo documentario era il 1958. All’epoca ero anche una fotografa, lavoravo per i giornali e poi fotografavo anche per
conto mio, perché mi piaceva tantissimo, la fotografia era come una radiografia della realtà. In una Italia ridotta in briciole, arrivano i film di Rossellini, De Sica, che ci insegnano a ritrovare un’identità. Noi ragazzi ci sentivamo traditi dal fascismo, e il cinema ci ha traghettato verso una soluzione non tragica, era un modo di ricominciare a ritrovare se stessi ...Sono convinta che il documentarista è un cineasta assai più libero del regista di film di finzione, ed è per questo, per la mia indole libertaria con cui convivo fin da bambina, che ho voluto essere una documentarista.”.
Prima donna a girare documentari nel dopoguerra, nel corso degli anni ha girato 40 cortometraggi e diversi lungometraggi realizzati spesso insieme al marito Lino Del Fra, mostrando la transizione dell’Italia verso una industrializzazione sollecitata dal boom economico.
I più famosi e controversi: Essere Donne e Comizi d’amore.
Il primo, una impegnativa ricognizione nel mondo lavorativo femminile, un mediometraggio del 1965: tabacchine, braccianti, emigranti che vedevano nella fabbrica un salto di qualità per la propria esistenza.
Il secondo, Comizi d’amore ’80, lunga inchiesta in cui si traccia uno straordinario affresco dei cambiamenti di mentalità sull’amore e la sessualità. Realizzato con PPPasolini.
Il più emblematico e celebre “All’armi siam fascisti” richiamava al rischio di un ritorno della dittatura nel nostro Paese.
Come spesso ricorda nelle interviste che con grande gioia ed energia ha rilasciato in questi ultimi anni nel corso di incontri e proiezioni di suoi documentari, i suoi lavori erano spesso censurati o messi da parte per i temi scomodi trattati e per la maniera “insolente” di mostrare la vita reale.
Cecilia Mangini discreta e quasi nascosta, in questi ultimi anni ha ritrovato una nuova energia girando per l’Italia e parlando del suo lavoro e dell’Italia che ha fotografato e filmato in trent’anni.
Io reputo fondamentale il suo documentario “Essere donne” boicottato dalla televisione e fatto girare in questi ultimi anni per volontà della regista (Rassegna Sindacale l’ho ha inserito in un suo numero nel 2008, numero esaurito con le 3000 copie del DVD). In esso identifico il capostipite di una serie di documentari che ultimamente alcune registe hanno realizzato cercando di analizzare l’universo femminile addentrandosi finalmente in una coscienza della differenza sessuale spesso occultata.

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