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“L’occhio delle donne” dizionario biofilmografico delle registe e dei loro film, è stato compilato da me nel 1995. Oggi la rete offre una marea di informazioni su tutto il sapere umano, quindi anche sulle registe. Questo mio piccolo contributo vuole essere un tentativo di sguardo d'insieme sul grande lavoro compiuto e in corso di compimento da parte delle professioniste della macchina da presa. Un lavoro non certo esaustivo ma che cerca di nominare il maggior numero di donne che si sono appassionate alla professione registica.

martedì 15 febbraio 2011

SE NON ORA QUANDO? ADESSO.1

La manifestazione di domenica mi ha allargato il cuore. Ho seguito le varie città con Radio Popolare e la diretta integrale di Roma sul sito TV Web di LA REPUBBLICA.
Tante donne hanno parlato ma l'intervento di ALESSANDRA BOCCHETTI è quello che mi ha colpito al cuore e al cervello. Ottima oratrice è vero, ma anche donna che ha percorso la storia di questi ultimi trent'anni, una donna che c'è stata E molto, mettendoci anche la faccia.
Ebbene il suo intervento lo propongo anche sul mio piccolo spazio perchè mi serva da ripasso continuo e sprone per il futuro.
E tanto per parlare di futuro le ultime parole di Francesca Izzo organizzatrice della manifestazione romana mi hanno dato un lungo brivido, che non provavo da molto, troppo tempo:
E ORA : STATI GENERALI DI TUTTE LE DONNE
con sbigottimento io mi dico: si può fare!

Ecco l'intervento di Alessandra BOCCHETTI (dal blog di Marina Terragni)
UOMINI UN PASSO INDIETRO 
   Bentornate.
In questo periodo il nostro paese sembra essere governato dalla debolezza degli uomini più che dalla loro capacità. La debolezza degli uomini è oggi sotto gli occhi di tutti. E che altra ragione dare a questi spettacoli indecenti e patetici a cui assistiamo ormai da troppo tempo? E che mettono per di più a rischio il paese, la sua democrazia, e la sua credibilità. Spettacoli ridicoli, che ci offre non solo l’attore principale ma anche chi si impegna in una sua difesa surreale.
Ma detto ciò, non dobbiamo dimenticare anche la responsabilità di una classe politica che non ha saputo arginare questo fenomeno, e che continua a non trovare forme e modi efficaci di una vera opposizione
In questo clima di avanspettacolo, dobbiamo però fare molta attenzione, che la farsa non copra la vera indecenza: perché la vera indecenza sono le scelte economiche, di questo paese. Da un po’ di tempo governi di destra e governi di sinistra tagliano sempre laddove un paese civile dovrebbe investire: tagli alla scuola, all’assistenza, alla ricerca, alle politiche di sostegno alle famiglie, alle politiche di conciliazione hanno fatto diventare le donne funambole, equilibriste, velociste, sante che fanno miracoli.
Gli uomini sono fragili, ogni donna lo sa. Ma è proprio per questo che sono così attaccati al potere. Il potere è la loro terza gamba, la loro protesi. Il potere serve a loro per significare la forza che non hanno. E’ per questo che gli uomini sono così attaccati al potere come nessuna donna lo sarà mai.
Ma una società di uomini e di donne non può essere governata da soli uomini, o da tanti uomini e poche donne al seguito, magari uscite dalla testa del padre. Dobbiamo costruire un equilibrio di rappresentanza vero, se vogliamo una società migliore per tutti. Dobbiamo trasformare in politica la nostra esperienza, le nostre necessità. Sono convinta che se si desse ascolto alla necessita delle donne si potrebbe fare un magnifico programma di governo. Ma le prime a doversi convincere di questo siamo proprio noi. Se amiamo ancora questo paese, dobbiamo imparare a governarlo in fretta, le donne che ne sentono l’energia e il desiderio, devono farlo. E’ un impegno che ci dobbiamo prendere non solo per ambizione, ma soprattutto per necessità.
Ci troviamo in un disastro. Ma di questo disastro non siamo del tutto innocenti neanche noi. Infatti in questa società sembriamo non esserci, non c’è alcuna misura di donna nella sua organizzazione, nei suoi criteri, nelle sue forme e nei suoi tempi. Siamo state finora troppo timide, troppo fiduciose, troppo conniventi, troppo deleganti, troppo ubbidienti! Quando ci hanno chiesto un passo indietro l’abbiamo fatto subito, e le esigenze degli altri ci sono sempre sembrate più urgenti delle nostre. E le donne impegnate nei partiti hanno curato più il partito che gli interessi delle loro simili, non capendo che se l’avessero fatto avrebbero reso il loro partito più capace di governare. Non l’hanno fatto. Oppure, hanno fatto “quello che potevano”. Ma è stato troppo poco. Non è bastato.
L’equivoco sapete qual è stato? E’ stata l’idea dell’uguaglianza tra i sessi. Gli uomini non ci hanno mai creduto, ma noi donne sì che ci abbiamo creduto: quindi non ci siamo sentite troppo in difetto, se lasciavamo governare gli uomini.
Ma oggi sappiamo più che mai che nessun uomo può rappresentare una donna. Oggi ci è chiaro, che uguali non siamo. Siamo differenti: per corpo, per esperienza, per storia.
Quella delle donne non è stata una storia facile. Da poco, siamo libere; non ce ne dobbiamo dimenticare, siamo libere da pochissimo tempo. E l’esperienza di nascere donna in una società come questa non è ancora e continua a non essere rose e fiori. Però, come sempre, la fatica non è sterile: dà sempre qualcosa. Sono convinta che ogni donna sa della vita più di ogni uomo, perché ha guardato sempre l’umanità da vicino, dalla nascita alla morte, e conosce lo splendore e la miseria dei corpi. La cura dei corpi è stata nel corso della storia la nostra servitù, ma è stata anche la fonte di grande sapere. Così la nostra forza è radicata nella necessità di nascere, mangiare, dormire, saper piangere ridere e saper morire.
E’ una forza grandissima!
E adesso più che mai dobbiamo senticela addosso, e dobbiamo spenderla. Infatti, in politica si deve arrivare con la coscienza di avere le mani piene, si deve avere qualcosa da offrire. Non ci si deve arrivare con le mani vuote. Se chiediamo alla politica identità, conferme, rassicurazioni, saremo sempre ricattabili, sempre troppo ubbidienti. Sempre troppo piene di gratitudine. Impariamo a darle noi, rassicurazioni e conferme! Diamo noi una via da seguire, non chiediamola.
Cari uomini, se volete bene a questo paese, fate voi un passo indietro. Già mi sembra di sentire la risposta: risposta entusiasta a quest’invito, diranno di sì, che ci faranno spazio… Ma non credetegli! Perchè non lo faranno mai! Per questo ci vuole una spallata. Adesso è proprio ora di dargliela, questa spallata. Ma non solo a Berlusconi, anche agli uomini più vicini a noi, che occupano troppi posti, troppi luoghi, ben coscienti di stare seduti sul loro tesoro – cioè una poltrona!
Le donne sono troppo poche, in tutti i luoghi delle istituzioni, l’hanno detto. Assenti o scarse nei consigli di amministrazione, nei punti decisionali. Non è detto che le donne faranno meglio degli uomini, ce ne saranno di brave, di mediocri, e di pessime: siamo umane, e non divine.
Ma la politica è lo specchio della società, e nella società le donne ci sono. Anzi: non c’è società, senza donne.
Per quanto mi riguarda, non voterò più un partito che non garantisca una forte presenza al governo di questo paese. E non ho detto liste elettorali, ho detto governo! E intendo donne che magari escono da severe scuole di amministrazione dello stato, e non dal concorso di miss Italia o dal letto sfatto del potente di turno.
Mi dicono che devono credere che le ragazze di Arcore hanno fatto una scelta di libertà. Ho lavorato tutta la vita per la libertà delle donne. Ma devo confessare che la scelta di queste ragazze non mi ripaga neanche un po’ della mia fatica. Se mia madre avesse scelto quel genere di libertà, non sarebbe stata per me un esempio. Se mia figlia avesse scelto quel genere di libertà, sarebbe stata per me causa di grande dolore. E i sentimenti contano!
Buona fortuna a tutte! Perché anche la fortuna ci vuole!

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