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milano, Italy
“L’occhio delle donne” dizionario biofilmografico delle registe e dei loro film, è stato compilato da me nel 1995. Oggi la rete offre una marea di informazioni su tutto il sapere umano, quindi anche sulle registe. Questo mio piccolo contributo vuole essere un tentativo di sguardo d'insieme sul grande lavoro compiuto e in corso di compimento da parte delle professioniste della macchina da presa. Un lavoro non certo esaustivo ma che cerca di nominare il maggior numero di donne che si sono appassionate alla professione registica.

mercoledì 16 febbraio 2011

SE NON ORA QUANDO? ADESSO.2

Siamo ormai nel marasma generale. Tutto va male ... tutto va bene ... nulla si muove ... tutto ristagna.

E allora pensiamo, pensiamo, pensiamo.
Però alle volte vorrei AGIRE, sento un bisogno quasi fisico di AGIRE.

Nel caos non solo esterno a me, ecco due contributi di pensiero INTERESSANTI. Vediamo se riesco a farne buon uso.

dal sito della LIBRERIA DELLE DONNE:

Sciarpa rossa per festeggiare la passione politica delle donne
di Laura Colombo, Sara Gandini, Laura Milani

La nostra pratica politica non è movimentista; abbiamo criticato le parole d'ordine della manifestazione del 13; abbiamo messo in discussione l'appello Se non ora quando
. Eppure siamo andate alla manifestazione sostenendo la nostra decisione di esserci.
Proprio perché il nostro agire politico non si riduce alle manifestazioni, il sì del 13 febbraio non è stata la rassicurante e pacificata risposta a un richiamo esterno, non la ricerca di rispecchiamento nelle altre e neppure la consolatoria illusione di "fare qualcosa".
Proprio perché la nostra pratica politica si nutre delle nostre relazioni, di parole scambiate, della lotta per conoscere il nostro intimo desiderio prima ancora di portarlo nel mondo, il nostro sì ci permette di spiegare i nostri no e crea uno spazio simbolico in cui è possibile aprire conflitti e ragionare insieme sui no.
Il nostro sì è arrivato dopo giorni in cui abbiamo discusso pubblicamente e in modo appassionato le critiche alle parole d'ordine della manifestazione.
Esserci con tutti i nostri distinguo, mettendo al centro la questione maschile e la triade sesso-potere-denaro ha permesso un cambiamento di segno: il nodo politico da affrontare è la politica maschile (e la sessualità maschile), non la dignità delle donne.
La manifestazione ha mostrato il bisogno di esposizione collettiva nato da una discussione vivace sulla rete, dove è forte il desiderio di protagonismo di tante donne e uomini che vivono in mille contesti diversi. La rete che ci piace, quella che in questi giorni ha fatto crescere il movimento di sostegno alla manifestazione, è politica di relazione prima di tutto, politica del simbolico: le diverse soggettività emergono e costruiscono pensiero insieme, mail dopo mail, intervento dopo intervento, su facebook, nei blog, nei siti, nelle mailbox. Il nostro esserci ha permesso - a noi innanzi tutto - di aprire spazi inediti di dialogo per far emergere le questioni politiche che le femministe hanno da sempre posto al centro del loro discorso. Nel testo Il 13 saremo in piazza perché
mostriamo come tante donne, anche quelle che hanno pratiche lontane dalle nostre, in questi giorni di grandi discussioni abbiano saputo far emergere le questioni politiche essenziali e abbiano accolto le obiezioni.
La cultura politica che ha portato al potere B non cambierà cacciandolo, e noi vogliamo arrivare a un cambio di civiltà radicale. Questo può avvenire solo trovando parole che sappiano leggere in modo nuovo la realtà, mediando con chi vive in altri contesti e ha pratiche politiche differenti. La manifestazione del 13 è stata una grande occasione e le nostre parole, il nostro esserci hanno segnato il contesto, perché ci siamo messe al centro anche se lontane dal palco. Siamo scese in piazza con la sciarpa rossa, per festeggiare la passione politica delle donne e la nascita di una diffusa consapevolezza rispetto alla questione maschile.



 
Non sono a disposizione
Luisa Muraro

Una volta le donne andavano alle manifestazioni di uomini. Il 13 febbraio gli uomini sono andati a una manifestazione di donne. Vuol dire che che le donne prendono il posto degli uomini? No, vuol dire, cosa ben più nuova, che il posto degli uomini, nel senso di stare sopra a comandare, non esisterà più. I privilegi di classe, purtroppo, ci sono ancora ma i privilegi di sesso, sempre meno.
C'è un'altra interpretazione sbagliata, dice che gli uomini devono spartire le loro prerogative alla pari con le donne. Tipo: gli uomini vanno in guerra? anche le donne. Vanno a prostitute? anche le donne. Se dovesse andare così, povera umanità!
La risposta è nella libertà femminile, quella che non si vende agli uomini, non li imita, non li invidia e non si mette in gara con loro per il potere. Questa libertà fa bene anche agli uomini, smettono di credersi dio, imparano a contrattare con le donne e ad ammirarle, quando sono ammirevoli. E lo sono spesso, non tanto in televisione ma nella realtà. La qualità della vita, anche quella pubblica, ne guadagnerà, perchè la libera espressione della differenza è una ricchezza. La ricchezza femminile non si riduce alle manifestazioni di massa o alle date canoniche (8 marzo). Non è una questione di numeri o di date, è presenza, qualità, parola, e agisce nella vita reale. Bisogna imparare a vederla meglio, questa ricchezza, anche da parte femminile, e non lasciarla a disposizione dei furbi con i loro giochi già fatti. "Non sono disponibile" ha detto Rosi Bindi, che per me vuol dire: ho un mio progetto di vita, ho una ricchezza che scambio nei modi e nei luoghi che scelgo, non mi lascio né comprare né usare.

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