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“L’occhio delle donne” dizionario biofilmografico delle registe e dei loro film, è stato compilato da me nel 1995. Oggi la rete offre una marea di informazioni su tutto il sapere umano, quindi anche sulle registe. Questo mio piccolo contributo vuole essere un tentativo di sguardo d'insieme sul grande lavoro compiuto e in corso di compimento da parte delle professioniste della macchina da presa. Un lavoro non certo esaustivo ma che cerca di nominare il maggior numero di donne che si sono appassionate alla professione registica.

martedì 1 marzo 2011

LA POLITICA PRIMA - LIBERE DI ESSERE

Alcune compagne di Sesto San Giovanni (Milano) hanno elaborato una mozione contro l'ordinanza del Consiglio Comunale Sestese in merito  all'obbligo per le donne di fede musulmana di circolare con il viso scoperto.
Il problema del burqa sì, no è già stato al centro di leggi o proposte varie in Francia e altri paesi europei, l'Italia non poteva ovviamente essere da meno sulla privazione delle libertà individuali.
Credo che la mozione proposta sia interessante e vada almeno presa in considerazione per la chiarezza di esposizione del "problema" diventato tale per i fautori delle libertà negate. Io non so a chi le firmatarie della mozione indendano presentarla, mi chiedo perchè non per prime alle 10 consigliere del comune, che dovrebbero riprendere in considerazione che prima di tutto c'è la libertà delle donne.
Comunque riporto la mozione integralmente.

A PROPOSITO DEL BURQA

Siamo un gruppo di donne di Sesto San Giovanni e abbiamo preso visione della “Mozione  urgente in materia di pubblica sicurezza: disposizioni relative alla circolazione con il volto coperto” presentata dalla  Consigliera della Lega Nord.
La mozione è stata firmata dalle Consigliere di tutti i Partiti e approvata a maggioranza con i voti favorevoli dei gruppi  consiliari di PD, PRC, VERDI per C.E., IDV., SEL, FI, AN e LN , con la sola eccezione  contraria di PCDI.
A fronte  di questa unanimità abbiamo ritenuto opportuno inviare alcune valutazioni in merito.
Una prima considerazione è rivolta alla dannosità, verso la quale richiamiamo l’attenzione, almeno delle e dei democratici, che permea la mozione; riportiamo, a questo proposito, un breve estratto di un testo, che, a nostro parere,  sottolinea le responsabilità  delle azioni delle singole persone che compongono le  istituzioni; citiamo testualmente:  “ ……il primo propellente del revival  del razzismo in corso è il razzismo istituzionale e che i suoi primi protagonisti sono proprio gli stati , i governi, i parlamenti: con le loro legislazioni speciali e i loro discorsi pubblici contro gli immigrati, le loro prassi amministrative arbitrarie, la selezione razziale tra nazionalità “buone” e nazionalità pericolose…..” (Tratto da Razzismo di stato a cura di Pietro Basso – Franco Angeli)
Parrebbe superfluo sottolineare, ma è sempre meglio farlo , che nei periodi in cui la complessità aumenta, anche a causa di crisi economiche e sociali, la tendenza privilegia la conservazione degli assetti esistenti e, la storia insegna (recente il Giorno della Memoria) che tale conservazione richiede, come fosse un passaggio obbligato, la ricerca di “capri espiatori” .
Quelle  donne, oggetto della mozione, sono diventate i nostri “capri espiatori”.
In città la presenza di donne completamente velate è risibile -  tale da non costituire un problema di pubblica sicurezza – rispetto ad altre donne di religione o cultura musulmana use a coprirsi il capo; questo ci induce a pensare che l’intera mozione non sia stata che un pretesto politico per tracciare  e irrigidire il confine tra “noi” e “loro”.
Ci siamo domandate:  ma  in ragione di quale principio, “noi tutte e tutti” ci arrogheremmo il diritto di sconfinare in un vissuto che riguarda la soggettività, la libertà, la tradizione e, soprattutto, l’appartenenza di ciascuna di loro?
Ed è pensabile che, attenendoci strettamente, anche solo per un momento, alla peculiarità della mozione,  l’unica soluzione che le istituzioni riescono a prospettare a quelle donne  sia di obbligarle a restare confinate nelle mura domestiche per evitare di incappare nei rigori della Legge?
Scomodare codici civili o  richiamarsi  a dettami coranici ci pare, francamente, pretestuoso;   suggeriamo, invece , alle democratiche e ai democratici che sono chiamate/i a  svolgere un ruolo istituzionale, di interrogarsi  in merito alla grettezza del dibattito.

Una seconda valutazione deriva dalla più che palese ambiguità insita in  alcuni                     passaggi della mozione, che riportiamo testualmente:
“Nel nostro Paese la donna ha conquistato la propria emancipazione dopo anni di battaglie, raggiungendo la parità di diritti in campo sociale, economico e giuridico”;
“ Tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge (art. 3 della Costituzione) e che talune forme di costume non possono prescindere dal rispetto della legalità”
Non vogliamo commentare quanto sopra, già disponiamo di numerosissime ed autorevoli testimonianze in merito, ricordiamo solamente che il 13 febbraio donne e uomini in tutta Italia , e non solo, hanno riempito le piazze per ribadire i diritti: nel lavoro, nel sociale,  per richiamare l’attenzione sull’uso strumentale dei corpi, ridotti ormai a meri veicoli per vendere delle merci.

Precisiamo con fermezza che non siamo così ingenue da non riconoscere che le fasi di transizione demografica come quella che stiamo vivendo non comportino problemi, né crediamo che le risposte possano essere di facile soluzione.
Siamo perfettamente consapevoli che i “cambiamenti” prevedono percorsi lunghi e accidentati che comportano la costante ridefinizione di diritti e doveri da parte di tutte e tutti i soggetti coinvolti, tuttavia  riteniamo fuorviante e riduttivo che tali transizioni debbano essere governate a colpi di mozioni.
Avvertiamo la  mancanza di  una immaginazione politica “diversa” volta ad  individuare modelli di convivenza e di solidarietà sociali; avvertiamo la mancanza, l’indifferenza o la sottovalutazione, da parte della politica e delle istituzioni che la rappresentano, di attingere ad esperienze concrete che si impegnano, da tempo,  ad una comprensione sostanziale : il prenderne atto potrebbe costituire già un primo risultato.
In conclusione riteniamo si debba essere consapevoli che l'incontro, lo scambio, e la capacità di mediazione costituiscono un “vantaggio reciproco” che potrebbe rivelarsi proficuo per tutti i soggetti coinvolti.

Desideriamo, infine,  significare il nostro apprezzamento e sostegno  al Sindaco Giorgio Oldrini  per non aver firmato l’ordinanza.

 Mirella Maifreda, Zina Borgini, Ass.L.Marinelli

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