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“L’occhio delle donne” dizionario biofilmografico delle registe e dei loro film, è stato compilato da me nel 1995. Oggi la rete offre una marea di informazioni su tutto il sapere umano, quindi anche sulle registe. Questo mio piccolo contributo vuole essere un tentativo di sguardo d'insieme sul grande lavoro compiuto e in corso di compimento da parte delle professioniste della macchina da presa. Un lavoro non certo esaustivo ma che cerca di nominare il maggior numero di donne che si sono appassionate alla professione registica.

giovedì 31 marzo 2011

ZHONGGUO/CINA .1 - SHUFA/SHODO

Oggi scrivo sulla mia passione e infinito  amore per la Cina, Cina come paese, popolo, cultura, anima, sogno!
Tutto ebbe inizio all'età di 12 anni quando mi capitò tra le mani una storia del popolo mongolo, non ricordo più se era un romano o una storia vera e propria, solo colpì la mia fantasia, il mio bisogno di libertà, dei grandi spazi e cieli stellati e grandi silenzi.
Poi il tempo, i bisogni materiali, la vita quotidiani prese il sopravvento.
Nel 1980, vincitrice di un concorso per bibliotecaria, felice ma prigioniera di un angusto ufficietto all'interno dello splendido Palazzo Sormani, sede della Biblioteca, entrai in una profonda tristezza e frustrazione. Nel corso delle mie lunghe passeggiate durante la pausa pranzo passai davanti al palazzo della Formazione Regionale in Via Corridoni: Ismeo, corsi di lingua cinese serale. Segreteria.
E da lì vi passai 3 anni di studio serale durissimo e con un diploma in lingua cinese. E tanti sogni e fantasie mai realizzatesi.
Poi il fiume della vita, le difficoltà, le malattie, le tragedie e via via.

Nel 2000 conosco Reine Berhelot, una artista cinovietnamita francese. Ed è una scintilla che mi ha portato a riprendere lo studio della calligrafia cinese e fondare con altre 4 persone una associazione per la diffusione della cultura estremo orientale: la Associazione Yuemo.
La calligrafia che praticavo era una sorta di meditazione che calmava i miei pensieri pesanti e tristi. La mano che tracciava i segni con il pennello intinto di inchiostro di china doveva essere attentamente guidata, senza distrazioni di sorta. Una cura per la mia anima  bisognosa di silenzio e calma.

La via della calligrafia, in cinese Shufa, in giapponese Shodo, non è solo una pratica, è meditazione, è un processo di concentrazione e pace per la mente che non può essere distratta in alcun modo, come invece io, spirito errabondo e anarchico faccio, essendo tante, troppe le "cose che mi succedono" nel mio mondo e purtroppo anche nel mondo che mi circonda che mi portano via. lontano dall'atto di fare shufa.
Senza rendermene conto ho cominciato a rallentare la mia pratica, presa da altri  
pensieri.
Due giorni fa una lettera dal maestro giapponese (sensei) che segue la nostra Associazione, scritta in un italiano da brivido, ha riportato la mia attenzione al mio desiderio antico e sempre presente: l'amore per la madre Cina, il fascino profondo della pratica calligrafica.

Metterò ordine nella lettera del sensei e la posterò sul blog come contributo a chi, come me, cerca una strada di silenzio e di verità (che esiste anche se occultata).

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